Oggi alle 16.30, fumetteria Comix Factory, a Caserta, in via Buccini, 23

non ci torno da una vita a Caserta. Da ragazzo avevo diversi amici che l’estate venivano a Formia in villeggiatura da Caserta, ché avevano casa anche qui.
Ricordo Stefano, dovevamo ogni tanto andare in spedizione a casa sua in città per annaffiare le piante su quel balcone chilometrico che sembrava un sentiero vietcong. Andavamo in tre quattro per farci compagnia e risate, sempre di notte s’andava. Caserta era vuota e silenziosa.

Oggi qualcuno s’è trasferito a Formia defnitivamente e ancora lo incontro in strada, anche Stefano. Ha uno studio di registrazione, qui. È batterista, incide con diversi grandi. Ma è sempre quel ragazzo lì che sul balcone strillava sottovoce NON mi shcassate le piante che sennò mia madre ci sbuccia i crani come alle uova sode.
Molto del linguaggio di don Mimì deriva da quegli interventi botanici a Caserta.

Oggi vado lì a presentare l’albo che già sisà.

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Stasera, giovedì 21, ore 19:00, fumetteria Quattro Dita, a Roma

ci son io, ci sono i volumi fichi, anche 3 di quelli da messa cantata che aveva prenotato a tempo debito il Quarto Dito, fo le dediche, piango, litigo con uno a caso che gli piace Pupilla su Linus. Fatemi fare figure di merda anche a ‘sto giro, mi raccomando.

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dediche e note di consegna

Cari amici e care amiche
iniziamo oggi questa rubrica, che avrà cadenza una tantum, ringraziando tutti voi e tutte voi per aver contribuito al mio sogno di papero di vendere comodini fatti a mano.
Detto ciò, DUE chiarimenti m’è d’obbligo pubblicarli in quanto sollecitato dal testo contenuto nelle “indicazioni per il venditore” allegato ad alcune transazioni.

Punto primo: le dediche. Molte di suddette note recano in seno l’equivoco sorto dalla mia promessa di corredare gli albi de Ladolescenza, versione su carta Dalì, con un disegnino acquarellato di mio pugno e dedicato al generoso acquirente. Confermo: sarà così. Ma non ci s’è intesi sul concetto di dedica. Riporto a tal proposito uno stralcio, esemplificativo di diversi altri in tono, tratto dalle “indicazioni per il venditore” di un caro amico che lascerò però celato nell’anonimato (ho sostituito i nomi con altri di fantasia).

“[…]e quindi, Mak, sono orgoglioso dell’acquisto e complimenti per il tuo lavoro e per l’indipendenza da committenze con cui lo porti avanti. Per la dedica acquerellata: siccome ho una fidanzata di nome Lorenza, Enza per tutti, che ha un gatto persiano rosa di nome Fiordifragola, mi piacerebbe tu disegnassi fiordifragola ed enza su un prato di margherite e in lontananza si vedesse Castelmonte di Capratorta, mio luogo natio, di cui allego link a foto. Particolare cura vorrei tu prestassi alla riproduzione del decoro bizantino del campanile della chiesa della trinità crocefissa.
Inoltre, nota bene, Enza veste solo liu-jo quindi ti linko anche il sito ufficiale colla collezione primavera estate 2011 in modo che tu possa riprodurre […]”

Che dire? Una strippona delle mie vale più di mille parole

Chiarito che disegnerò il cavolo che mi gira nel cuore in quel momento, e apporrò la dedica in firma, con vero e sincero affetto, perché se fossi meno sincero e più scaltro non farei la fame che faccio e magari sarei illustratore per un grande giornale o madonnaro o entrambi, passiamo al secondo punto.

Secondo punto: la spedizione. Spedirò utilizzando il servizio postale calssico (la Posta) non agenti dell’MI-5. La spedizione sarà effettuata con formula “piego di libri” con tracciamento (infatti costa 2,2-e-rotti euro invece di 1,6-e-rotti).
Io potrei anche comunicare, all’atto della consegna in ufficio postale, istruzioni scritte come segue, che tali alcune mi son giunte, ma non so se sia previsto nella modulistica.

“[…] e sono felicissima, caro Makko, di aver contribuito al tuo sogno di editore di te stesso e spedizioniere di te stesso come sempre hai desiderato soprattutto la seconda.
Per la spedizione ti prego perciò che il pacco venga consegnato alla portineria, ma SOLO se c’è Riccarda, che è una brava persona e me lo conserva. Se invece ci fosse suo figlio Rudy, ASSOLUTAMENTE non consegnare il pacco a costui, che se lo ruba e se lo vende per comprarsi la marmitta a spillo per il califfone. Se la portineria non fosse presidiata, verificare che all’esterno non sia visibile un califfone 50 rosso, modifica pollini 75, marmitta a espansione cobra; in tal caso Rudy è in giro a farsi una canna o chissaché, quindi andare al citofono e suonare Romano, se risponde il marito, dire mi scusi ho sbagliato e chiuderlà lì, che quello poi si scorda tutto, se invece risponde la moglie, Clara, dire che c’è quel famoso pacco che aspettava Mirna e vedrete che […]”

Io Vi Amo. Ma sul serio.
[Marco]

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Ladolescenza inquieta fino a mercoledì

Nel caso a qualcuno questo sembri un discorso già iniziato, sì, è iniziato qui e tratta di un albo/compilation che mi son autoprodotto e s’intitola Ladolescenza. Ho anche realizzato un fumettino verticale per descriverne l’anima, e si trova qui su canemucca.com, l’altro mio blog del cuore.

copertina dell'albo A4 48 pagine in questione

Riprendo quindi il discorso da punto in cui s’era rimasti.
Va bene, l’allestitore aveva detto consegno venerdì 8, e io avevo immaginato che per la Romana Regola dello stai-a-badà-ar-capello avrebbe posticipato la consegna di 48-72 ore. Son cose di mediterraneo, ci s’abitua. E invece er capello era lungo fino a mercoledì 13.
E vabe’, è il sud solare e tranquillo e indolente e hakuna matata fraté, e ci s’abitua e ci si scrive canzoni strappacore su appuntamenti mancati e allestitori che una mattina scendono giù e si chiedono sarà mica la mia quella fiat marea in fiamme?

.

Vabe’ son contento istess’. La settimana scorsa ho assistito, come capitato qualche altra volta, alla messa in macchina dell’albo. Non che fosse necessario: il capomacchina poteva contare su di un cromalin digitale che avevo già verificato. La mia presenza in questi casi potrebbe essere perlopiù d’impiccio, ma loro, capomacchina e macchinista, non lo danno a vedere e son molto cordiali.
‘Sti due personaggi ogni volta mi ricordano le coppie alla guida delle locomotive dell’800. Quelle dei film western dove il più anziano dice spala figliolo, spala! e il ragazzo si fa un mazzo così a buttar dentro carbone, ma in fin dei conti c’è armonia e la bestia va e si mangia le rotaie.
La metafora non è così superficiale: anche questo mostro tedesco d’acciaio, sebbene ancorato al suolo, produce cose che fanno viaggiare, e mentre lo fa il rumore è lo stesso d’una locomotiva.
Io comunque so essere molto discreto e non interferisco in questa gerarchica armonia e, a parte una trentina di fermi così che devo fare una foto, non gli ho rotto le palle più di tanto.

l'esperto Giovanni appronta il mostro da quattro tonnellate

particolare di una lastra di stampa, per la precisione: lastra del nero

primo foglio di prova della prima "segnatura" messo sul banco di controllo

Bene. Mercoledì ritiro i volumi e inizia il lavoro vero per me: personalizzare con un disegnino acquerellato le 200 copie su carta Dalì. Fortuna che non ne ho fatte di più, pensavo mi sarebbero rimaste tutte sul groppone e le avrei rimirate in vecchiaia lì su quattro file di scaffalatura in salotto, come mia UTET definitiva; e invece dovrò ricordarmi di metterne subito al sicuro una decina per me, perché buona parte sono già andate, prese da quei folli benefattori che si son mossi in anticipo già da venerdì notte contattandomi via email e a cui ho fornito il link alla pagina per l’acquisto non ancora resa pubblica.
Voglio anche dire che sì, parliamo di beni materiali e denaro e io vendo e tu paghi e non facciamoci poesia intorno, ma le email che sono arrivate nella mia casella di posta erano tutte carezze e vai avanti così e alla fine questo resta davvero. I soldi invece diventano benzina e pesce fresco e con quello che avanza quasi quasi ne stampo un altro. Be’ no, anche st’ultima cosa resta. In effetti serve a far andare avanti la locomotiva. A viaggiare stando fermi.
Inoltre colgo qui occasione per spiegare meglio, ove non fossi stato chiaro, che l’albo in versione da 10 euro non è stampato su carta da incartaci l’osso di ginocchio per il cane, purtroppo per me, ma su carta naturale di purissima cellulosa bianco glaciale che il tipografo continuava a chiedermi ma sei sicuro? costa una cifra, posso farti risparmiare se usiamo la usomano con un po’ di pastalegno in mezzo, e rideva, lui. Rideva perché sapeva che io so che i viaggi son brevi sulla cartaccia. I paesaggi svaporano nel tempo.
Rideva perché m’aveva in pugno. Spala, ragazzo, spala.

Ecco, finito lo sproloquio do il link alla pagina dove si può acquistare Ladolescenza.
Ah: grazie e.
E basta che sennò vira a melò mediterraneo e mi vien voglia di andare via da qui, ma non posso che ho un piccolo zoo che dipende da me per sopravvivere: una cana, una gatta e dei sorci che bramano disegnini sulle alette di albi acquistati da un papero.

E un po’ ha ragione, ma la riprendo. O! se la riprendo.
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Ladolescenza, due parole

Linfanzia e Ladolescenza sono luoghi a cui si sopravvive morti, o gravemente adulti.


L’ho scritto nella prima pagina dell’albo. Per dire che incipit.

L’Albo tecnicamente è un albo alla francese con variazione, in quanto non ha copertina cartonata, per scelta. È grande, formato A4, ha 48 pagine, è stampato su carta naturale pura cellulosa di alta qualità e grammatura, è rilegato a filo, non semplicemente incollato, ha copertina della stessa carta dell’interno, ma due volte e mezzo più pesante com’è corretto che sia, la copertina non è tagliata a filo con le pagine, ma ha le bandelle piegate per offrire al pollice quel dentino lì che dici oh, ora apro e lo leggo, oppure rimani a fare flip flip flip che ti piace sentire quella listella sporgente sotto il pollice.
Dell’albo esistono due versioni. Si differenziano per il tipo di carta utilizzata. Una tiratura, molto limitata, è stampata su carta Dalì Cordenons perché ti fai le pippe mentali. Sì, perché mi faccio le pippe mentali.

L’albo è una raccolta tematica di storie già pubblicate su rivista, più una no. L’ho realizzato perché volevo averle insieme e stampate come cristo comanda. Inoltre, raccogliere le storie è stata occasione di riflessioni e ricordi che ho scritto e un po’ disegnato e ho messo lì a collegamento e connessione tra i racconti.

Le storie trattano di quando s’è stati bambini e ragazzi. Quell’altra vita lì.

Ho voluto produrre questo volume in autonomia perché volevo curarmelo dall’inizio alla fine come un artigiano che costruisce comodini.
Questo comodino, autografato di pugno, nella sua versione forse è ancora sano di mente lo vendo a 10 euro spedizione inclusa.
Questo comodino nella sua versione fatelo vedere da uno bravo, per intanto sedatelo lo vendo a 30 euro e ci fo un acquerellino piccolo di dedica sulla bandella, ché la carta rigata Dalì si presta. Posso farlo perché di questa versione ne stampo solo 200 pezzi, che la carta costa ed è uno sfizio mattoide, e li numero. Anche qui la spedizione è inclusa.

La spedizione, dettaglio: spedisco io. La spedizione ha il tracciamento. Quindi pochi cazzi.

L’albo può essere acquistato con PayPal, o anche con un bonifico, o anche PostePay, o me li date a mano quando capiterà che s’organizzi un incontro in qualche libreria di qualche amico o anche come vi pare, mi scrivete e troviamo la maniera. A proposito, se avete una libreria o una fumetteria che vende comodini, vi faccio il prezzo sulla quantità.

Sì, ma dov’è il bottone PayPal, l’IBAN per il bonifico, la PostePay, il robo per cosare?
Buoni. I volumi li ritiro dall’allestitore venerdì 8, cioè dopodomani, così m’ha detto, ma è di Roma, quindi in termini di  “tolleranza romana” vanno calcolate fino a 72 ore di e vabe’ stai a bada’ ar capello.
[Update: anfatti, come volevasi…]

Comunque, non appena li ho fisicamente in mano gli scatto una foto con a fianco una copia di Repubblica di quel giorno, così sapete che esistono sul serio, e pubblico tutto in un nuovo post e metto sotto pulsante e iban e robi per cosare.

Se quel giorno volete essere avvisati, o qualsiasi altra cosa mi vogliate chiedere, iscrivetevi al feed di questo blog o utilizzate i commenti o scrivete ora un’email a marco.dambrosio@makkox.it con oggetto “Ladolescenza” o una roba che mi aiuti a capire che parliamo di questo. Email con oggetto YOU WILL DIE! evitatele, alla fine mi son deciso a segnarle come spam.

C’è anche una chicca grafica anche qui su canemucca.com

Il discorso prosegue nel post successivo.

Non me ne fotte nulla del discorso: lo voglio ORA.

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Aprile 2011 su Animals e un unico rammarico.

Storie scritte e disegnate
L’ultima storia pubblicata su Animals m’ha fatto bene all’umore. M’ha ridato il gusto della sperimentazione senza pudore. Dello sbagliare in pubblico, che ci sta. Quindi ‘sto mese, ci rifo. Sempre grazie alla Signora Direttora che all’ultimo gli son saltate sette pagine di cruciverba e non sapendo come riempirle ha chiesto a me:
ciai qualcosa?
Ce l’ho!
qualcosa di buono, intendo.
Ah.
va bene, mandamelo ugualmente.

Particolare da "Parto per ammazzarvi tutti e tre" pubblicato su Animals in uscita ad Aprile 2011

In questa storia, come in molte delle mie, c’è tanto scritto direbbe l’amico Bartoli. Cioè forse lo direbbe, perché non l’ha mica letta. Difficile che faccia leggere una mia storia prima che esca. Io ci ragiono su ‘sta questione del tantoscritto. A me tutte le critiche mosse da gente sveglia e del settore me ne passa manco per il cazzo, che la gente sveglia e del settore è troppo sveglia e del settore per fare critiche realmente utili, piacevoli sì, feroci sì, utili no, ma con alcuni fo un’eccezione e ci ragiono. Finito di ragionare concludo che questa mia storia  – storia, non fumetto o novel o canzuncella – è buona perché mi piace rileggerla e rileggerla e quelle invece che non succede così, che non amo rileggere, son quelle che non vanno bene. Frega un cazzo se troppo scritto o poco scritto o troppo colore o troppi segni o sailcazzo quale trasgressione al canone. La prova ultima è empirica.
Purtroppo in fase pre-pubblicazione posso utilizzare un gruppo campione assai ristretto che include sicuramente Mé, perché, come detto, non le fo leggere quasi a nessuno le mie storie prima che escano. Quasi nessuno: tre persone al massimo, più l’editore, ovviamente. Con due di queste ci vivo a stretto contatto quotidiano. Entrambe m’hanno detto: troppo scritto per un f…
Mavafanculo.

Unico rammarico
Ho un unico rammarico per le mie storie uscite su Animals, e ora la direttora s’incazzerà, ma neanche tanto, perché, tutto sommato, è intelligente. Ora però si sarà già incazzata per il tutto sommato. Ma anche no, perché, il più delle volte, arriva a capire che scherzo. Questo preambolo sta prendendo una piega suicida. Letteralmente, non editorialmente.
Da capo.
Ho un unico rammarico quando vedo le mie storie, immeritatamente, pubblicate su Animals: la stampa.
La rivista NON È stampata male, intendiamoci! Anzi. L’ottima tipografia arriva a rasentare il miracolo, su quella carta. Carta che poi è la stessa di Internazionale, capiamoci, mica cotica. Però… Però far tornare i conti è un esercizio crudele.
Epperò non è la stessa di Blue, che a quella crudeltà non si piegò e soccombette, tanto per citare una rivista dello stesso editore e della stessa direttora. Blue era stampato su una carta bianchissima, di giusta grammatura. Ho pubblicato storie e illustrazioni su Blue e sempre quando le ho viste per la prima volta ho detto Ahhh, Sì!
Già: viste per la prima volta. Perché quando lavoro in digitale su qualcosa destinato alla stampa tipografica è come per il fotografo quando scatta il suo negativo. L’originale non è il negativo: la sua stampa su carta fotografica lo è. Figurati Mappllethorpe che veda venire alla luce per la prima volta, dal nero placentale dei negativi, le sue opere su patinatino grigiastro leggero leggero della guida sorrisi e canzoni tv.
Va bene, non sono Mapplethorpe, ma mi rode il culo lo stesso, permetti?
Dice: stampati le tue cose in digitale su carta buona, oggi si può. Risponderò tentando di citare a memoria una frase, per i più insignificante, d’un personaggio secondario del bellissimo film di Spielberg “Se scappi ti prendo”: questa roba non la stampa nessuno qui, occorre molta pressione, inchiostri speciali, ci vuole un mostro da quattro tonnellate, una Heidelberg.
Sarà questione di fissazione masturbatoria, sarà questione di sfigatello di 40eppassa anni, vai a sapere, fatto sta che l’altrieri, dopo averci lavorato tre settimane per comporlo, vado in tipografia, consegno al mio tipografo un impaginato di 48 pagine più copertina, ci sediamo a scegliere due tipi di carta, uno naturale e poroso e bianchissimo per una tiratura di 800 copie di elevata qualità, l’altro per 200 copie da museo su Carta Microrigata Sacra Benedetta dal Dio Pioppo Scandinavo, gli ho staccato un assegno con tre zeri e ho pianto. Per la commozione. Per la commozione anticipata di quando vedrò finalmente per la Prima Volta gli originali di alcune mie storie uscite su Animals e Internazionale, più una inedita.
Ma di questa cosa racconterò meglio tra qualche giorno, quando avrò i volumi tra le mani ed entrate in ballo voi.
Voi che in questo mondo crudele siete, tutto sommato, amici.

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Marzo 2011: piccolo zoo di carta

Ci sono luoghi, ambienti, in cui dal primo contatto m’è capitato di dire: questa è Casa. Può essere accaduto in una città in cui non ero mai stato prima, o con una compagnìa di persone mai frequentate in precedenza, o in un autogrill in una sosta notturna. Senza una ragione evidente avverto un limpido clack interiore. Non qualcosa che s’incastra, ma qualcosa che torna a posto.
Questa sensazione non l’ho mai avuta quando mi son visto pubblicato su quelle due riviste di fumetto che m’hanno onorato, né in quelle due fiere del fumetto a cui ho partecipato come autore. Sia chiaro: non mi sentivo al posto giusto per difetto mio. M’è sempre sembrato di rubare un po’.
Vacci a discutere con le sensazioni.

A marzo torno a vedermi pubblicato su Animals, con piacere. Questa rivista è un pezzetto di cuore e causa di malumore, insieme, fin dalla sua nascita. Fui esortato dal direttore a proporre storie fin da subito, ma, come detto, il mio sentirmi estraneo, o meglio: clandestino nella nazione fumetto, m’ha sempre nuociuto in tranquillità giungendo ad allontanarmi definitivamente da questa pubblicazione per diverso tempo fino ad oggi.

Particolare da "Contatti alieni" pubblicato sul prossimo Animals in uscita a marzo 2011

La storia che uscirà su Animals è breve: sette tavole, ma scritte tutti i righi.
È un racconto che quando l’ho finito mi son sentito soddisfatto, e questo succede spesso, e mi son sentito soddisfatto anche quando l’ho riletto due giorni dopo, e questo non accade spesso.
Significa.

Sempre a marzo, con ritardo fuori scala, ritorna per la quarta volta la Casa che mi son costruito su misura e che ho popolato con le persone che mi fanno stare bene: il Canemucco (n°4).
L’attrito incandescente tra sogno e realtà editoriale ci rallenta, ma non ci ferma, né ci fiacca: gli autori ci sono, io ci sono, l’editore c’è, in lacrime ma c’è, tutto il resto è noia : )
In questo numero gran pienone, manca praticamente nessuno e addirittura diverse new entries. Maggiori dettagli a venire sul sito. O a sorpresa in fumetteria.

Vignetta sulla quarta di copertina de il Canemucco n°4 in uscita a marzo 2011.

Altro in pentola? Sì, ma son geloso della cottura.

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di Occasioni e di Stupidità.

Da ragazzo, per un mio errore stupido, persi l’occasione di entrare in Finanza. Mio padre s’incazzò un po’. No, ne fu deluso. A tavola, lui, si faceva acqua e aceto perché non c’erano soldi per il vino, manco quello in cartone che sarebbe stato un lusso da litigio, visto che lo beveva solo lui, e già ci litigavamo il pane residuo tra fratelli, la notte.
Avrei potuto sistemarmi come finanziere e aiutare anche la famiglia, pensare a un domani. Lui aveva mosso e oliato l’impossibile per agevolarmi quella chance. Mi sentii in colpa.
Occasioni sfuggite. Oggi ipotizzo sia più probabile si colgano le occasioni che coincidano, o rappresentino, o soddisfino, o sublimino un’ambizione viscerale, piuttosto che quelle imposte dalla razionalità, dall’intelligenza. Almeno da ragazzi è così, lo dice anche Conrad, mica io. Solo che a me è valso tutta la vita.

Non ambivo visceralmente a diventare finanziere, né ad aiutare la mia famiglia, né pensare a un domani, nemmeno al mio: mi vedevo morto un domani. Non ho mai desiderato realmente diventare. Volevo cose. M’interessavano le cose per fare. Cose pratiche e immediate, ma, non avendo modelli nel mio ambiente, non sapevo esattamente questa nube di minuscolerìe in quale Grande Obbiettivo di lungo termine si traducesse, quindi  dirigevo i miei sogni verso oggetti più che progetti: ecoline, pennini, pennellini, inchiostro, fogli enormi di cartoncino bianco, risme A4, macchina per scrivere, roba per fare. Roba per vomitare l’aceto che avevo in corpo nella maniera che più mi lasciasse vuoto e pulito nel presente, l’unico tempo in cui ero capace di esistere. Certo, mi accontentavo di una biro e qualsiasi cartaccia o quadernone, però desideravo oggetti, strumenti, che mi permettessero di provare maggior soddisfazione nel farlo. Per procurarmeli, qualsiasi lavoretto che pagasse subito, a fine giornata, o a fine settimana, come s’usa quiggiù, era ok per me.
Comunque, l’errore, quello del test da finanziere, errore stupido e benedetto che mi fece perdere quell’occasione, lo commisi in buona fede, per distrazione, quindi bo, la mia ipotesi sulle occasioni colte o mancate è fondata su una casualità. Certo è che caso o intuito animale, l’intelligenza era esclusa. La mia di certo.

C’è occasione, oggi, per me, di pubblicare in cartaceo. Non sono in euforia eiaculatoria, ma solo contento, perché alla fine dei conti il nocciolo dell’occasione è cartaceo, non pubblicare. Pubblicare, immagino, abbia sempre significato farsi conoscere, esser riconosciuti. Io, per pubblicare, già pubblico online, ovunque gratuitamente. Soddisfa il mio bisogno di sentirmi riconosciuto.
Neanche è presente in questa occasione lo stimolo sperimentare, in quanto si tratterebbe di stampare su carta le vignette quotidiane già pubblicate (appunto) su ilPost.it e insomma, stampare è quasi il mio lavoro da vent’anni, non sono vergine a vedere cose mie stampate, anche se è una bella emozione ogni volta, sia chiaro.
Due, no tre, anzi quattro editori si son proposti per le vigne del Post. Editori piccoli, grandi, autorevoli o solo giovani e ambiziosi. Tutti gentilissimi e appassionati, bella gente, di cuore, detto senza ironia, m’han fatto sentire bravo e ben stimato. Nessun piazzista tra loro, e questo è bello, gratifica.
Messe in numeri le proposte si somigliano tutte: pezzo più pezzo meno si parla di tirare intorno alle 3mila copie con un  prezzo di copertina sui 10/12 euro. A me ne verrebbero: Onore (tanto e benedetto) e tra i 2/2500 euro pari-patta-e-pace, se va bene, per la cessione dei diritti totale sine die del prodotto di quasi un anno di lavoro. Non torna, ma può essere occasione per piantare un seme di autorevolezza editoriale pensando a un domani. Sarebbe una cosa intelligente da fare.
Chi ha sorriso è una merda, lo sappia, non si ride dei limiti altrui.

Introduco a questo punto, o accazzo, una televendita. Un’occasione per gli aspiranti vigno-fumettari che però m’è utile a seguire nel discorso.
M’è venuto lo schiribizzo (leggi ho desiderio immediato, urgenza) di voler lavorare con due tavolette grafiche/monitor (in pratica sono dei monitor sensibili al tocco di una particolare penna)  così da avere due grandei video sensibili su cui disegnare contemporaneamente nei due programmi che uso per fare fumetti, e che s’influenzano a vicenda in tempo reale, senza alternarli continuamente su una singola tablet/monitor come faccio ora. Roba mia, difficile spiegare meglio. Per far ciò mi occorrono due tablet/monitor da 21″. Io possiedo già due tablet/monitor: uno è da 21″ e l’altro, più piccolo, è da 12″, entrambi Wacom Cintiq, lo dico per l’occasione che segue e che vado a illustrare.
Voglio sostituire il tablet più piccolo (che praticamente ho usato MAI, ché l’avevo preso per lavorare fuori sede e fuori sede non mi viene da disegnare, ma d’andare in giro) con un altro da 21″, quindi ho messo in vendita la Wacom Cintiq 12wx in asta a partire da 650 euro (700 euro in compralo subito) su eBay.
Son 300 euro (all’incirca) in meno al prezzo di vendita del nuovo, e trecento euro, calcolate in resa diritti d’autore su libro di vignette, equivalgono a un mese e mezzo di lavoro. Non poco. E se non va bene me la tornate, la Cintiq, che vi torno i soldi.

Occasione invece colgo io, stavolta senza tentennamenti, giorni fa, andando a far spesa di pesce e verdure varie, a piedi, che ci vado a piedi da quando mi son trasferito, che mi fa bene e mi piace che guardo il mare che m’è mancato nella quotidianità per 20 anni, occasione colgo dicevo, visto ci passo davanti, di entrare in uno storico negozio di computer. Negozio vero col padrone che fa le robe, non franchising. Uno di quelli che son rimasti sul mercato dai primi 90 perché lavorano bene. Sta cento metri prima dell’Apple reseller di n’altro amico mio che però mo divago. Quindi mi siedo, prendo una caramella al miele dal cestino sulla scrivania, che lui ha il banco, ma anche una scrivania defilata dove si discute di cose delicate, e col tizio boss iniziamo una rilassata, astratta ipotesi di configurazione d’un pc a cui attaccare ‘ste due tavolone grafiche. Ovviamente il tizio boss è come quando vai alla TechArt Automobildesign GmbH di Leonberg in Bavaria e gli dici “vorrei un auto”, ti risponde il tizio boss di lì (in tedesco) “di base ci vuole una Porsche. Sì, può prendere un’altra caramella”.
Quindi il boss dei pc inizia con scheda grafica da 600 leuri, che è l’unica cosa che discute con me che ne mastico, perché il resto è indiscutibile come la famosa Porsche di base, e si ferma a totale 2100 leuri. Manco tanto, penso io immaginando l’altro mio amico colla SUA enorme scrivania bianca luminosa colla mela, cento mt più avanti, che vende assemblati e non lo sa, ma io lo so perché ne ho quattro dei suoi. Quindi mancotanto, penso, e se non va come dici? faccio io. Se non va come dici TU, mi fa lui, non come dico IO, e indica col dito per specificare chi è TU (me) e chi è IO (lui), me LO (il pc) torni e ti ridò i soldi. Me li ridà LUI a ME (per chiarire, che iniziava ad esser confuso il discorso).
La seconda tavoletta da 21″ lo so quanto costa, altri 2100 minimo, e siamo a 4200 euro. Lavoro due anni, vendo i diritti di due raccolte di vigne ed è fatta. Perché un po’ sarebbe giusto se ‘sta passione pagasse i suoi strumenti, almeno, non dico il vino in tavola. Be’, Un domani lo farà. Tra due anni, forse.
Con ‘sto pensiero allegro vo, compro un polpo da fare affogato, ma il gusto più tardi lo troverò nel batterlo col pestacarne, per ammorbidirlo.
C’è un mare color merda, al ritorno.

Non un domani, ma domani, letteralmente, non colgo nessuna occasione e quasi quasi vado da st’amico, un altro che entro e mi siedo e pesco caramelle, che in 46 anni di vita e lavoro se non te ne trovi nessuno così è un bilancio da psicopatico diabetico, vado da st’amico tipografo e vedo quanto mi fa la stampa di 1000 pezzi secchi: volume un po’ verticale, grande il giusto, adatto a contenere 200 e rotti vignette scelte dal Post /e-non-solo, stampate come si deve su una carta come si deve, che lui, l’amico, ce l’ha le macchine per stampare come si deve e pure la carta ci ha, che lui stampa il catalogo del museo di Pietroburgo, micacazzi, per dire, prendine una ai frutti di bosco, senti che buona. Di base ci vuole una bella carta e buone macchine e buoni inchiostri, infatti mi dirà. Poi farà il prezzo. Infine i mille pezzi me li venderò online come raccolta-album a 15 euro cada. Magari c’escono tablet e pc. Mo, non tra dueanniforse. Forse sarò morto tradueanniforse.

Perderò l’occasione di essere sugli scaffali d’una libreria sotto una degna egida, probabilmente, e forse sarà stato un errore. L’ennesimo.
Perché non provo alcun senso di perdita a ‘sto pensiero? Perché sono poco intelligente, sicuro. Nel caso mi rodesse, ci andassi in aceto, in seguito, avrò da disegnarne comodamente, però.

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Ciao mondo!

“Ciao un cazzo, siamo qui da 4 miliardi di anni e te ti s’aspettava giovedì”

C’era bisogno anche di questo blog? Si c’è: non so mai dove indirizzare Chi di Lassù s’affaccia nel tombino e chiede info su di me.
Troppo materiale fuffatico sparso online mi porta a metterne altro qui, ma in verità qui si troverà più una mappa linkata per orientarsi, e qualche info aggiornata, che altro tipo di contenuti fumettati.
Inoltre, dovessero succedere eventi epocali che mi comprendano nei loro coni di luce, tipo: asteroide denominato “fine del mondo” in pieno su Brugherio seguito da un altro denominato “finitura glossy seconda mano” in pieno nel cratere fumante del primo , o un bar della provincia di Latina che non abbia una copia gratuita de «il Giornale» (edizione Varese) sul pozzetto algida, o io che pubblico qualcosa per cui invece di pagare venga pagato – quest’ultima probabilisticamente più rara della celebre “Eventualità d’Inversione dell’Entropia Impennando Colle Mano Alzate” teorizzata da Max Planck appena dopo subìto l’altrettanto celebre “Scherzo dell’incudine sulla porta Max vieni di qua che dobbiamo dirti una cosa (risatine)” –, ne darò notizia qui.

Mak

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