Mettetevi comodi che la prendo larga, si tratta di Richard Matheson.
Una volta la fantascienza era Urania, e gli Urania uscivano in edicola ogni settimana, tipo i gialli mondadori, o segretissimo, e tutto il resto appresso. Ma che te lo dico a fare, tutti sanno gli urania, e tutto il resto appresso, materiale del secolo scorso.
Avevo avvertito che l’avrei presa larga.
Oggi ci sono le serie tv, è questa la nuova letteratura di genere. All’epoca invece di guardare le serie io leggevo gli urania, e anche un po’ tutto il resto, che le serie tv all’epoca erano una merda, o non le capivo io, o erano troppo vincolate a degli orari che non s’incastravano coi miei di ragazzino, boh, vatti a ricordare.
Insomma, per drogarmi la fantasia leggevo ‘sti libretti settimanali da poco, che erano sempre lì pronti a raccontare, quando mi girava, e più di tutti tra questi leggevo gli urania, fantascienza, perché il genere lo sceglie il cuore, e il mio cuore era della fantascienza. Cazzo ne so, imprinting neonatale, il primo libro che ho letto in vita mia è stato Ventimila leghe sotto i mari, e neanche lo avevo scelto, figurati, un libro! bestemmiai cristo quando me lo regalarono a natale, io volevo un gioco, non mi ricordo neanche quale, ero piccolissimo. Poi dopo un anno lo lessi, durante un periodo di malattia a letto, mi pare, e bum, nacque un lettore di fantascienza.
In seguito non ho mai sofferto molto il restare a letto per malattia, ero cagionevole di salute, come si dice, da piccolo, mi accadeva con regolarità di ammalarmi, oggi non si direbbe a vedere l’orso che sono, invece da piccolino ero un ragnetto; comunque ho letto più da malato che da vivo. Tra l’altro un sacco di fantascienza, Giulio Verne tutto, avanti e indietro, due passate.
La fantascienza degli urania, quella che in seguito, messi i baffi, e io li ho messi a 12 anni, ha definito la mia percezione più matura del termine, era curata da fruttero e lucentini, maestri illuminati. C’era merda a fottere anche negli urania, eh, capiamoci, tipo ben bova, o bob shaw, o van vogt, che oggi io quando voglio significare scritto di merda dico alla van vogt, e individuo subito se tra chi m’ascolta ci sia un antico lettore di urania, perché prende ad annuire forte.
A. E. Van Vogt sfornava merda a rullo di rotativa, me lo ritrovavo sempre tra i coglioni, era una settimana sprecata l’urania di van vogt, ma insomma, ero ragazzino, non selezionavo molto, il mio tempo era infinito, mi mangiavo anche a. e. van vogt, scuotendo la testa, sputando i semi. Lui ci metteva un sacco di mostri coi tentacoli e astronavi e cagate di cartapesta indigeribili così, nelle sue storie.
Uff
Dice: ti piace la fantascienza come fanno a non piacerti mostri e astronavi? Ti rispondo: allora la conosci poco la fantascienza. La fantascienza non è legata a degli elementi fissi come i pezzi di un gioco, o a degli scenari definiti; ma che ti spiego a fare, probabilmente tu leggi il fantasy.
Comunque anche Van Vogt una volta ne azzeccò uno di urania: Le lenti del potere. Era fantascienza social (sociologica la definimmo noi in italiano), a me piace molto quella branca, e lui in effetti era riuscito a scrivere un libretto di social sf assai ironico e divertente. Vabe’ insomma, per essere lui intendo.
Però, dicevo, la fantascienza che m’ha conquistato nella testa oltre che nel cuore è quella che m’hanno insegnato fruttero e lucentini, vai a capire se poi sia davvero quella la Science Fiction secondo le normative internazionali di genere. Esisterà una classificazione Linneo, boh.
La sf di fruttero e lucentini sembrava avere tante di quelle declinazioni che non mi appariva un genere letterario rigidamente normato come altri, come quella merda del fantasy, per dirne uno a caso di genere di merda.
Loro ci ficcavano dentro un po’ di tutto (tranne il fantasy, che io ricordi). Ne avevano fatto un grande territorio sperimentale del fantastico tecnologico, e anche non tecnolgico in verità; del fantastico e punto, e sempre con una curiosità e un senso del gioco da bimbi.
Ecco, adoravo quel non prendersi sul serio, che a volte invece ho riscontrato nei lettori di hard sf, i talebani della sf, che se scrivi teletrasporto gli ci devi mettere anche un trattato di fisica per spiegarglielo per filo e per segno come funzioni e che sia CONVINCENTE, altrimenti alle fiamme!
Gesù quanto mi sta sui coglioni la gente così, come genere.
Faccio un esempio definitivo sulla questione sf di fruttero e lucentini.
Una volta uscì un urania bis. Gli urania bis erano numeri speciali in supplemento agli urania “ordinari”. Io non li ho mai trovati in edicola, perché uscirono per un breve periodo poco prima che nascessi, poi la mondadori continuò a pubblicarli come Urania Speciale ed ebbero una numerazione propria. In pratica i bis e gli speciali erano capolavori selezionati della fantascienza.
Dicevo una volta uscì un urania bis, il numero 323 bis, che consisteva in un fumetto. Anzi, in una strip, che è un po’ diverso da storia a fumetti, vabe’, non apriamola o ci s’ammazza con altri talebani su st’altra questione, diciamo fumetto.
Quel capolavoro della fantascienza di urania era composto da sole strip di B.C. di Johnny Hart.
Un numero di urania, tutto fumetto?! E non un fumetto di sf, che forse ancora ancora…
Che genere è B.C.? Boh, è arte, la più grande strip di tutti i secoli, per me (meglio non aprirlo nemmeno il discorso su Johnny Hart e quanto valga B.C. o ci do fuoco a qualcuno io stavolta), ma comunque non l’avrei mai definita fantascienza. Non fino ad allora, quando fruttero e lucentini la inclusero nel genere.
Però, che conquista! E i lettori erano pronti: un settimanale di sf che innalza un fumetto di cavernicoli ironici a capolavoro della s.f. e nessuno che leggesse urania regolarmente che si sia sognato di uscirsene con HEI! checcazzo mi significa mettere nei capolavori della fantascienza una cazzo di strip?!
Il numero 323 bis di urania è per i collezionisti il numero più raro e difficile da procurarsi dell’intera collana, dicono loro.
Tutto questo per dire che per me è esistita una fantascienza Prima dell’Avvento di Urania e una Dopo l’Avvento.
Richard Matheson l’ho conosciuto Dopo l’Avvento.
Ecco che ci sono arrivato a Matheson, che è morto oggi.
Nelle sue storie niente astronavi (forse in una sì, o un paio, ma roba di poco, così di poco conto che se ce n’erano non le ricordo), e niente fantascienza social che raccontasse i destini di miliardi di individui, umani, umanoidi, robot, alieni ect.
Le sue erano perlopiù tutte cosine a inquadratura stretta. Matheson scriveva una specie di nuovissimo horror domestico. Un po’ come certe cose di Bloch, un po’ come certe altre di Bradbury, ma fatte di oggetti, persone e scenari assai più presenti nella mia vita di tutti i giorni rispetto a quanto avevo letto di quei due autori, che pure avevano in embrione quella chiave.
Matheson ti faceva sbranare da un appartamento, per dirne una, un appartamento comune, con mobilio da poco, in un condominio come ce n’è tanti a brugherio, in un quartiere di gente comune come i cerini. Solo che st’appartamento assorbiva la tua frustrazione e incazzatura con il mondo, magari proprio perché eri costretto a vivere in un condominio di brugherio, e te la restituiva fino ad ammazzarti cogli elettrodomestici.
Cazzo, era terrorizzante, mi giravo attorno collo sguardo in casa mia ed ero in un set di Matheson, fortunatamente il fatto che non mi trovassi a brugherio mi rassicurava.
Oppure, ancora, Matheson ti faceva inseguire da un camion guidato da un emissario del male, e costui non era il diavolo colle corna, era tutti gli uomini che fanno paura, che vediamo in certi bar di periferia, o che per uno sgarro nel traffico sai che ti ammazerebbero.
Vicini di casa.
Insomma, l’orrore di Matheson erano cose così, materia quotidiana, niente tentacoli e iperspazio e controllo mentale delle masse schiavizzate e psicostoria e teletrasporto. Solamente piccoli orrori d’esperienza comune che lui esplodeva in incubi.
Chi non ha mai intruppato nello sportello di una piattaia in casa e poi l’ha bestemmiata come fosse una cosa viva, la troia? O chi non s’è cacato sotto per quel camion che scodava accazzo durante un sorpasso in mezzo al raccordo anulare e l’ha percepito come una bestia viva e cattiva, non un mezzo guidato da un essere umano, o da un camionista?
Dopo averlo incontrato nei racconti apprezzai Matheson anche nei romanzi, ma meno, sono sincero, anche se ha scritto un paio di capolavori, secondo i critici sf.
Io dico: lui ha dato il meglio nel breve, ma è una cosa mia.
Infatti, come per molta altra materia, alla fine ho incolonnato anche per la fantascienza le mie top ten alla Hornby. Frega un cazzo dei premi Hugo e Nebula, mo’ l’ho detto.
Matheson è nella Mia top ten dei 10 migliori racconti di fantascienza.
In che posizione si trovi, non è importante che lo dica, però posso dire che Matheson è uno di quelli che meritano un riconoscimento alla B.C., la sigla, non la strip.
C’è stato un racconto fantastico Prima di Matheson, e ce n’è stato un altro Dopo di Matheson. E tutto ciò che in quello specifico registro è stato scritto Prima, è Vecchio Testamento.
Oggi, tantissime serie tv sono figlie del Verbo di Matheson. E anche tanti scrittori horror di grande successo, come anche loro ammettono.
Si è andati avanti da quando Matheson posò la pietra, si è edificato su quella pietra, ma ancora non è arrivato nessun nuovo messia.
Mi spiace sia morto, ma non mi mancherà più di tanto, ce l’ho sugli scaffali, nella testa e nel cuore.
Nella mia classifica dei 10 più bei racconti di Matheson, ed è stata una lotta terribile tra tre o quattro per il primo posto, al numero uno c’è:
“Lemmings”.
Ma in questa valutazione ha pesato il mio amore per la social sf, anche se il racconto è solo il dialogo di una pagina e mezza tra due persone in riva al mare.
Poca roba, ma c’è tutti noi Umanità, ed è Vangelo.
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