Lo stato delle cose al 1 luglio.

Mucca ha compiuto 9 anni da una settimana. In anni canini, per la sua taglia, secondo questo grafico, dovrebbe avere 56 anni o poco più. Non sembra una ragazza di 56 anni. È sempre giocherellona e quando gli tiro un quassicosa a 20 metri lo arriva prima che tocchi terra.
La mia cana di 9 anni è ancora una scheggia.
Io ne ho 45, quasi 46. In anni canini, per la mia taglia, ne ho solo 5. Tutto deve ancora accadere.
Me la racconto così, a ‘sto punto della vita devo trovare un modo per farmi tornare i conti bene.

Lo stato delle cose è che devo realizzare il Canemucco n.5, ma non so chi sarà l’editore. Il numero 4 è andato esaurito e, a meno di non ristamparlo, occorre interrompere nuovi abbonamenti (che tuttora arrivano). Dovrò parlare con Coniglio Editore per capire cosa vuole (e può) fare. Altrimenti sono sicuro di riuscire a traghettare tutto ad altro editore, Francesco Coniglio è uomo buono e ragionevole. La situazione è ingarbugliata, ma sono fiducioso, anche perché oggi, dalla persona che ha curato l’opzione per una trasposizione filmica delle storie di Don Mimì, m’è arrivato un presente. Tempo fa mi chiese come avremmo intitolato la serie o il film, visto che “il Canemucco” non va bene: è il nome della testata contenitore del tutto, non delle mie storie. A me venne un’idea. Gliene feci una prima bozza e rimanemmo che sì, non male, ma ne avremmo riparlato.
E adesso m’arriva un pacco e quella bozza d’idea la vedo stampata su una maglietta e una tazza e, a distanza di qualche mese, stampata, è come guardarla per la prima volta, ed è buona! M’ha addrizzato la giornata. Succede spesso ultimamente che motivi di felicità mi derivino dal prossimo. Preoccupante.

Lo stato delle cose è che devo terminare di personalizzare ad acquarello le copie fighe de Ladolescenza acquistate da veri e propri Santi Beati a cui dovrei accendere un cero ogni mattina e ringraziare Dio della Loro Pazienza e Fiducia. E ora che tutto quanto segue è concluso, riprendo.

Lo stato delle cose è che ho tralasciato quanto sopra perché ultimamente ho constatato che oltre l’autoproduzione mi è necessaria l’autorappresentanza, o, se lasci fare ad altri per te, succede la merda e poi tocca pulire. Me l’aspettavo.
Ma io non so rappresentarmi, intendo come attività, non mi propongo, le cose devono arrivarmi addosso, sennò bonanotte.
Però, in un modo tutto suo, funziona.
Racconto. Non è breve. Non lo è mai, sisà.
All’ultimo salone del libro di Torino, mentre vagolavo accazzo privo di biglietti da visita, e questo già ti rende un paria, e mondo da qualsiasi intento mercantile, insomma gironzolavo tipo visita al luna park, un ragazzetto sorridente mi tira nello stand in cui lavora per farmi accomodare e personalizzare una copia de Ladolescenza. L’ha acquistata allo stand di Coniglio Editore dove ne avevo poggiate una ventina immediatamente sparite : )
Quindi sono lì seduto in casa d’altri che fo la testina di papero dedicata a Tommaso su pagina uno del mio albetto, quando arriva il padrone di casa. Io non so chi cazzo sia perché non so nulla di niente di niente al mondo dell’editoria. Lo stand è metà Double Shot e metà Bao Publishing, che mi dicevi Ahbramaputrha era lo stesso. Lui è Bao, ed è un tizio secchissimo e un po’ roscio e crepitante come uno stelo di mais colla pannocchia barbettata in cima e gli occhialetti. E parla più di me (!) senza fermarsi mai, ma tutto quello che dice è consequenziale e divertentissimo: sembra uno standup comedian newyorkese dopo sei redbull zuccherate. Mi piace appelle. Mi parla della sua casa editrice, giovane, piena di entusiasmi, mi regala libri, mi racconta la cura con cui li realizzano, li tocco e vedo che, almeno al livello di oggetti, dice il vero, per me questi già son punti. Lui prosegue in modalità stamina con l’autofire, mi diverte assai e, soprattutto, non gli ho mai visto negli occhi la scintilla del mercante: non vuole vendere, non vuole comprare. Potremmo fare qualcosa assieme, magari, conclude dandomi il suo biglietto da visita che io ricambio con un cazzo di nulla. Giuraci, gli rispondo io.
Mi fotografa le scarpe e ci salutiamo.
Passa poco tempo e passa il salone, tutti torniamo a casa e io e Michele, così si chiama la pannocchia, ci sentiamo via email e ci diamo appuntamento a Roma per vedere cosa e come quagliare. A Roma, all’appuntamento, conosco anche Caterina, suo amore e socia. Sono una coppia talmente a incastro che sembrano sceneggiati da qualcuno. Lui è un continuo crepitare di popcorn, lei è gattona e osservona, e ogni tanto piazza lì la sua, positiva e concreta e solida e riassuntiva. Io mangio, e rido, e ascolto, e mangio (again) e non mi sembra vero esista gente così nell’editoria professionale. A quel tavolo sembriamo più i goonies o i ragazzini di It. Che figata, sicuramente c’è il trucco, la botola con i coltelli sul fondo, ma chi se ne fotte, per ora me la godo, quasi.
Ci lasciamo con l’intento di produrre la qualunque. Assieme. Io ho desiderio di far libri come mai ho avuto prima. Mi basterebbe anche intascare questa sola moneta endorfinica.
Il rapporto epistolare continua, mettiamo in cantiere tre volumi, per iniziare. Ho la sensazione costante di lavorare con e non di lavorare per.
Infine salgo a Milano per consolidare il tutto: umanità e progetti. La sede di Bao è  CASA (non mia, in senso lato). In ogni suo aspetto è più casa che lavoro. Nella stanzona luminosissima in cui portano avanti l’attività quotidiana mi servo di focaccia e salame stravaccato su un divanetto (devo darmi una controllata, cazzo), poi, sempre mentre snocciola parole a pachinko, Michele apre una parete e c’è una cucinetta e mette su l’acqua per la pasta. Dal frigo tira fuori il ragù che ha preparato la sera prima e lo mette a scaldare. Poco dopo siamo tutti seduti a un tavolo sul balconcino che ci pranziamo e scarpettiamo tuttecose.
La giornata prosegue tra chiacchiere di videogamers accaniti (la Cate), racconti di megafestival ammerigani (Michele), altra focaccia e salame, pleeease (io).
Tutto bello, ma nel retro della mia testa è sempre presente il sussurro insinuante alla sir Biss che tutta st’amenità sarà compensata da una fregatura tipo Hostel, o roba del genere. Non riesco mai ad abbandonarmi completamente al meglio, quando capita. Non riesco ad affidarmi completamente agli altri. Ho paura, sono diffidente. Temo l’inculata, se non dalle persone, dal destino. Nonostante tutto, però, ci vado sempre incontro come la lepre ai fari.
Parto da Milano dopo che m’hanno accompagnato in tipografia a scegliere le carte, parlare col tipografo, esaminare le macchine da stampa (sarà una Heidelberg Speedmaster, molto bene). Nel viaggio di ritorno coltivo la sensazione, decisione, di chiamare per la prima volta qualcuno non l’editore con cui lavoro, ma il mio editore.
Tra settembre e ottobre, editi da Bao Publishing, usciranno questi tre volumi:
Post Coitum – raccolta delle vigne de il Post in grande formato.
Se muori siamo pari – una raccolta di storie e scritti in 48 pagine A4 in cui descrivo i vitali frutti del mio covare l’odio.
Ladolescenza – con 12 pagine in più di mia introduzione e narrazione del come e del quando e perché st’albo sia stato ed è una personale, intima milestone.
Tutti e tre i volumi saranno editi in doppia tiratura con differenti copertine, una destinata alle librerie e una d’alto pregio per i malatissimi come me, su carta già sapete, e un dono che STAVOLTA mi preparo prima.

Lo stato delle cose è questo. Ho cinque anni. Corro beato tra i campi verso l’orizzonte. Finirò in un crepaccio. Mi divoreranno le formiche.
Del mio teschio il sorriso incancellabile.

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