Nel caso a qualcuno questo sembri un discorso già iniziato, sì, è iniziato qui e tratta di un albo/compilation che mi son autoprodotto e s’intitola Ladolescenza. Ho anche realizzato un fumettino verticale per descriverne l’anima, e si trova qui su canemucca.com, l’altro mio blog del cuore.
Riprendo quindi il discorso da punto in cui s’era rimasti.
Va bene, l’allestitore aveva detto consegno venerdì 8, e io avevo immaginato che per la Romana Regola dello stai-a-badà-ar-capello avrebbe posticipato la consegna di 48-72 ore. Son cose di mediterraneo, ci s’abitua. E invece er capello era lungo fino a mercoledì 13.
E vabe’, è il sud solare e tranquillo e indolente e hakuna matata fraté, e ci s’abitua e ci si scrive canzoni strappacore su appuntamenti mancati e allestitori che una mattina scendono giù e si chiedono sarà mica la mia quella fiat marea in fiamme?
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Vabe’ son contento istess’. La settimana scorsa ho assistito, come capitato qualche altra volta, alla messa in macchina dell’albo. Non che fosse necessario: il capomacchina poteva contare su di un cromalin digitale che avevo già verificato. La mia presenza in questi casi potrebbe essere perlopiù d’impiccio, ma loro, capomacchina e macchinista, non lo danno a vedere e son molto cordiali.
‘Sti due personaggi ogni volta mi ricordano le coppie alla guida delle locomotive dell’800. Quelle dei film western dove il più anziano dice spala figliolo, spala! e il ragazzo si fa un mazzo così a buttar dentro carbone, ma in fin dei conti c’è armonia e la bestia va e si mangia le rotaie.
La metafora non è così superficiale: anche questo mostro tedesco d’acciaio, sebbene ancorato al suolo, produce cose che fanno viaggiare, e mentre lo fa il rumore è lo stesso d’una locomotiva.
Io comunque so essere molto discreto e non interferisco in questa gerarchica armonia e, a parte una trentina di fermi così che devo fare una foto, non gli ho rotto le palle più di tanto.
Bene. Mercoledì ritiro i volumi e inizia il lavoro vero per me: personalizzare con un disegnino acquerellato le 200 copie su carta Dalì. Fortuna che non ne ho fatte di più, pensavo mi sarebbero rimaste tutte sul groppone e le avrei rimirate in vecchiaia lì su quattro file di scaffalatura in salotto, come mia UTET definitiva; e invece dovrò ricordarmi di metterne subito al sicuro una decina per me, perché buona parte sono già andate, prese da quei folli benefattori che si son mossi in anticipo già da venerdì notte contattandomi via email e a cui ho fornito il link alla pagina per l’acquisto non ancora resa pubblica.
Voglio anche dire che sì, parliamo di beni materiali e denaro e io vendo e tu paghi e non facciamoci poesia intorno, ma le email che sono arrivate nella mia casella di posta erano tutte carezze e vai avanti così e alla fine questo resta davvero. I soldi invece diventano benzina e pesce fresco e con quello che avanza quasi quasi ne stampo un altro. Be’ no, anche st’ultima cosa resta. In effetti serve a far andare avanti la locomotiva. A viaggiare stando fermi.
Inoltre colgo qui occasione per spiegare meglio, ove non fossi stato chiaro, che l’albo in versione da 10 euro non è stampato su carta da incartaci l’osso di ginocchio per il cane, purtroppo per me, ma su carta naturale di purissima cellulosa bianco glaciale che il tipografo continuava a chiedermi ma sei sicuro? costa una cifra, posso farti risparmiare se usiamo la usomano con un po’ di pastalegno in mezzo, e rideva, lui. Rideva perché sapeva che io so che i viaggi son brevi sulla cartaccia. I paesaggi svaporano nel tempo.
Rideva perché m’aveva in pugno. Spala, ragazzo, spala.
Ecco, finito lo sproloquio do il link alla pagina dove si può acquistare Ladolescenza.
Ah: grazie e.
E basta che sennò vira a melò mediterraneo e mi vien voglia di andare via da qui, ma non posso che ho un piccolo zoo che dipende da me per sopravvivere: una cana, una gatta e dei sorci che bramano disegnini sulle alette di albi acquistati da un papero.
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