Catanzaro fa da sfondo a una mia vecchia strip vertiicale…

…su un viaggio che feci per lavoro in un’altra vita. La ripubblico su stimolo di questo tweet di Luca Ussia, che commenta la notizia delle dimissioni del terzo commissario alla sanità calabrese (dicono, perché la moglie del commissario appena nominato si sia rifiutata di trasferirsi a Catanzaro).

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Dieci anni fa facevo i botti a colori

Oggi a pranzo fuori con un amico dei vecchi tempi del mio primo blog (blog! checcazzè? suona strano a scriverlo. Però era tipo il 2007-2008 giudilì. Quindi il termine vecchio ci sta, in effetti). Che dicevo? So’ proprio invecchiato. Come i vecchi mi dimentico le cose mentre le parlo, e poi dopo un po’ le ridico come fosse la prima volta.
Cmq, cambiando discorso, Oggi a pranzo fuori con un amico dei vecchi tempi del mio primo blog, siamo finiti a parlare di una storia che ci era piaciuta a entrambi. ‘Na storia disegnata da me eh. Ma ci era piaciuta a entrambi come lettori. Fatto sta che andiamo a cercarla sul web e non la troviamo. Boh, forse avevo appoggiato il jpeg su un server ormai morto. Un vecchio server morto. Vai a sapere. E niente, poi abbiamo parlato di altre cose vecchie e morte. N’allegria! Dico sul serio, no ironico.

Tornato a casa, però, continuavo a chiedermi: quella storia, quella storiella verticale… ce l’ho ancora? Mi piaceva perché parlava di sud e di una cosa che si fa di questi periodi al sud-sud. O magari si faceva solo dalle parti mie: andare a comprare i botti in campagna. In campagna in Campania per la precisione. Alto Casertano per l’esattezza.

Toh, lo sapevo che non l’avevo persa. La metto qui così la posso linkare a quel vecchio amico mio di blog. Se se ricorda de che stavamo a parla’ mo’ che gli arriva il link.

 

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A.P.

astenersi-perditempo-web

e ci sono pure quelli che partono a urlare tutte maiuscole come i pazzi per strada: NO PERMUTE, NO SCAMBI, NO AFFARISTI, NO PROPOSTE RIDICOLE, ANZI SAI CHE C’E’? ANNATAFFANCULO TUTTI, NON LA VENDO!

Io li amo gli inserzionisti degli annunci online, perché sono me.

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Dopo Matheson

Mettetevi comodi che la prendo larga, si tratta di Richard Matheson.

Una volta la fantascienza era Urania, e gli Urania uscivano in edicola ogni settimana, tipo i gialli mondadori, o segretissimo, e tutto il resto appresso. Ma che te lo dico a fare, tutti sanno gli urania, e tutto il resto appresso, materiale del secolo scorso.

Avevo avvertito che l’avrei presa larga.
Oggi ci sono le serie tv, è questa la nuova letteratura di genere. All’epoca invece di guardare le serie io leggevo gli urania, e anche un po’ tutto il resto, che le serie tv all’epoca erano una merda, o non le capivo io, o erano troppo vincolate a degli orari che non s’incastravano coi miei di ragazzino, boh, vatti a ricordare.

Insomma, per drogarmi la fantasia leggevo ‘sti libretti settimanali da poco, che erano sempre lì pronti a raccontare, quando mi girava, e più di tutti tra questi leggevo gli urania, fantascienza, perché il genere lo sceglie il cuore, e il mio cuore era della fantascienza. Cazzo ne so, imprinting neonatale, il primo libro che ho letto in vita mia è stato Ventimila leghe sotto i mari, e neanche lo avevo scelto, figurati, un libro! bestemmiai cristo quando me lo regalarono a natale, io volevo un gioco, non mi ricordo neanche quale, ero piccolissimo. Poi dopo un anno lo lessi, durante un periodo di malattia a letto, mi pare, e bum, nacque un lettore di fantascienza.

In seguito non ho mai sofferto molto il restare a letto per malattia, ero cagionevole di salute, come si dice, da piccolo, mi accadeva con regolarità di ammalarmi, oggi non si direbbe a vedere l’orso che sono, invece da piccolino ero un ragnetto; comunque ho letto più da malato che da vivo. Tra l’altro un sacco di fantascienza, Giulio Verne tutto, avanti e indietro, due passate.

La fantascienza degli urania, quella che in seguito, messi i baffi, e io li ho messi a 12 anni, ha definito la mia percezione più matura del termine, era curata da fruttero e lucentini, maestri illuminati. C’era merda a fottere anche negli urania, eh, capiamoci, tipo ben bova, o bob shaw, o van vogt, che oggi io quando voglio significare scritto di merda dico alla van vogt, e individuo subito se tra chi m’ascolta ci sia un antico lettore di urania, perché prende ad annuire forte.
A. E. Van Vogt sfornava merda a rullo di rotativa, me lo ritrovavo sempre tra i coglioni, era una settimana sprecata l’urania di van vogt, ma insomma, ero ragazzino, non selezionavo molto, il mio tempo era infinito, mi mangiavo anche a. e. van vogt, scuotendo la testa, sputando i semi.  Lui ci metteva un sacco di mostri coi tentacoli e astronavi e cagate di cartapesta indigeribili così, nelle sue storie.
Uff
Dice: ti piace la fantascienza come fanno a non piacerti mostri e astronavi? Ti rispondo: allora la conosci poco la fantascienza. La fantascienza non è legata a degli elementi fissi come i pezzi di un gioco, o a degli scenari definiti; ma che ti spiego a fare, probabilmente tu leggi il fantasy.

Comunque anche Van Vogt una volta ne azzeccò uno di urania: Le lenti del potere. Era fantascienza social (sociologica la definimmo noi in italiano), a me piace molto quella branca, e lui in effetti era riuscito a scrivere un libretto di social sf assai ironico e divertente. Vabe’ insomma, per essere lui intendo.
Però, dicevo, la fantascienza che m’ha conquistato nella testa oltre che nel cuore è quella che m’hanno insegnato fruttero e lucentini, vai a capire se poi sia davvero quella la Science Fiction secondo le normative internazionali di genere. Esisterà una classificazione Linneo, boh.
La sf di fruttero e lucentini sembrava avere tante di quelle declinazioni che non mi appariva un genere letterario rigidamente normato come altri, come quella merda del fantasy, per dirne uno a caso di genere di merda.
Loro ci ficcavano dentro un po’ di tutto (tranne il fantasy, che io ricordi). Ne avevano fatto un grande territorio sperimentale del fantastico tecnologico, e anche non tecnolgico in verità; del fantastico e punto, e sempre con una curiosità e un senso del gioco da bimbi.
Ecco, adoravo quel non prendersi sul serio, che a volte invece ho riscontrato nei lettori di hard sf, i talebani della sf, che se scrivi teletrasporto gli ci devi mettere anche un trattato di fisica per spiegarglielo per filo e per segno come funzioni e che sia CONVINCENTE, altrimenti alle fiamme!
Gesù quanto mi sta sui coglioni la gente così, come genere.

Faccio un esempio definitivo sulla questione sf di fruttero e lucentini.
Una volta uscì un urania bis. Gli urania bis erano numeri speciali in supplemento agli urania “ordinari”. Io non li ho mai trovati in edicola, perché uscirono per un breve periodo poco prima che nascessi, poi la mondadori continuò a pubblicarli come Urania Speciale ed ebbero una numerazione propria. In pratica i bis e gli speciali erano capolavori selezionati della fantascienza.
Dicevo una volta uscì un urania bis, il numero 323 bis, che consisteva in un fumetto. Anzi, in una strip, che è un po’ diverso da storia a fumetti, vabe’, non apriamola o ci s’ammazza con altri talebani su st’altra questione, diciamo fumetto.
Quel capolavoro della fantascienza di urania era composto da sole strip di B.C. di Johnny Hart.
Un numero di urania, tutto fumetto?! E non un fumetto di sf, che forse ancora ancora…
Che genere è B.C.? Boh, è arte, la più grande strip di tutti i secoli, per me (meglio non aprirlo nemmeno il discorso su Johnny Hart e quanto valga B.C. o ci do fuoco a qualcuno io stavolta), ma comunque non l’avrei mai definita fantascienza. Non fino ad allora, quando fruttero e lucentini la inclusero nel genere.
Però, che conquista! E i lettori erano pronti: un settimanale di sf che innalza un fumetto di cavernicoli ironici a capolavoro della s.f. e nessuno che leggesse urania regolarmente che si sia sognato di uscirsene con HEI! checcazzo mi significa mettere nei capolavori della fantascienza una cazzo di strip?!
Il numero 323 bis di urania è per i collezionisti  il numero più raro e difficile da procurarsi dell’intera collana, dicono loro.
Tutto questo per dire che per me è esistita una fantascienza Prima dell’Avvento di Urania e una Dopo l’Avvento.

Richard Matheson l’ho conosciuto Dopo l’Avvento.
Ecco che ci sono arrivato a Matheson, che è morto oggi.
Nelle sue storie niente astronavi (forse in una sì, o un paio, ma roba di poco, così di poco conto che se ce n’erano non le ricordo), e niente fantascienza social che raccontasse i destini di miliardi di individui, umani, umanoidi, robot, alieni ect.
Le sue erano perlopiù tutte cosine a inquadratura stretta. Matheson scriveva una specie di nuovissimo horror domestico. Un po’ come certe cose di Bloch, un po’ come certe altre di Bradbury, ma fatte di oggetti, persone e scenari assai più presenti nella mia vita di tutti i giorni rispetto a quanto avevo letto di quei due autori, che pure avevano in embrione quella chiave.
Matheson ti faceva sbranare da un appartamento, per dirne una, un appartamento comune, con mobilio da poco, in un condominio come ce n’è tanti a brugherio, in un quartiere di gente comune come i cerini.  Solo che st’appartamento assorbiva la tua frustrazione e incazzatura con il mondo, magari proprio perché eri costretto a vivere in un condominio di brugherio, e te la restituiva fino ad ammazzarti cogli elettrodomestici.
Cazzo, era terrorizzante, mi giravo attorno collo sguardo in casa mia ed ero in un set di Matheson, fortunatamente il fatto che non mi trovassi a brugherio mi rassicurava.
Oppure, ancora, Matheson ti faceva inseguire da un camion guidato da un emissario del male, e costui non era il diavolo colle corna, era tutti gli uomini che fanno paura, che vediamo in certi bar di periferia, o che per uno sgarro nel traffico sai che ti ammazerebbero.
Vicini di casa.
Insomma, l’orrore di Matheson erano cose così, materia quotidiana, niente tentacoli e iperspazio e controllo mentale delle masse schiavizzate e psicostoria e teletrasporto. Solamente piccoli orrori d’esperienza comune che lui esplodeva in incubi.

Chi non ha mai intruppato nello sportello di una piattaia in casa e poi l’ha bestemmiata come fosse una cosa viva, la troia? O chi non s’è cacato sotto per quel camion che scodava accazzo durante un sorpasso in mezzo al raccordo anulare e l’ha percepito come una bestia viva e cattiva, non un mezzo guidato da un essere umano, o da un camionista?

Dopo averlo incontrato nei racconti apprezzai Matheson anche nei romanzi, ma meno, sono sincero, anche se ha scritto un paio di capolavori, secondo i critici sf.
Io dico: lui ha dato il meglio nel breve, ma è una cosa mia.
Infatti, come per molta altra materia, alla fine ho incolonnato anche per la fantascienza le mie top ten alla Hornby. Frega un cazzo dei premi Hugo e Nebula, mo’ l’ho detto.
Matheson è nella Mia top ten dei 10 migliori racconti di fantascienza.
In che posizione si trovi, non è importante che lo dica, però posso dire che Matheson è uno di quelli che meritano un riconoscimento alla B.C., la sigla, non la strip.
C’è stato un racconto fantastico Prima di Matheson, e ce n’è stato un altro Dopo di Matheson. E tutto ciò che in quello specifico registro è stato scritto Prima, è Vecchio Testamento.

Oggi, tantissime serie tv sono figlie del Verbo di Matheson. E anche tanti scrittori horror di grande successo, come anche loro ammettono.
Si è andati avanti da quando Matheson posò la pietra, si è edificato su quella pietra, ma ancora non è arrivato nessun nuovo messia.
Mi spiace sia morto, ma non mi mancherà più di tanto, ce l’ho sugli scaffali, nella testa e nel cuore.

Nella mia classifica dei 10 più bei racconti di Matheson, ed è stata una lotta terribile tra tre o quattro per il primo posto, al numero uno c’è:
“Lemmings”.
Ma in questa valutazione ha pesato il mio amore per la social sf, anche se il racconto è solo il dialogo di una pagina e mezza tra due persone in riva al mare.
Poca roba, ma c’è tutti noi Umanità, ed è Vangelo.

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Gazebo – le origini

Capita che venga coinvolto, come collaboratore suddito e manzo e non metterti idee, in questo programma tv che il titolo non posso nominarlo senza un’autorizzazione scritta per ogni singola occorrenza (in RAI ci sono regole ferree su ‘ste cose). L’autorizzazione io l’avevo solo per un’occorrenza. Come un cazzone me la sono giocata subito nel titolo. Tipico mio.
Di più non posso dire, se non grado e numero di matricola.
Il mio grado è “Early guy”, il numero di matricola è 85 e corrisponde al QI. Peccato, un punto sotto e avevo diritto a un’Amex Nera e la direzione di un TG. Purtroppo sono riuscito a contare fino a nove senza levarmi i calzini.
Comunque sia, ho anche il permesso di raccontare in forma di fumetto scrollone, ma con una certa discrezione, le modalità del mio ingaggio. L’ho fatto e l’ho postato a seguire
Altre notarelle e link li metto dopo lo scrollone.
Ah, una cosa subito però: io mi sto divertendo come uno scemo : ) ma dicono che per le matricole nella mia decina sia normale così.

 

Ecco qui. Ora posto il link al primo trailer di Gazebo, toh qui! Che a me ha fatto molto ridere quando l’ho visto, anche se col sacchetto in testa non sentivo bene cosa dicessero i due.
Poi questa è la pagina ufficiale su Facebook. Se andate lì e cliccate “mi piace” e lasciate un commento alla foto di Ruotolo con scritto “Early Guy 85 ci ha la stessa tartaruga”, io prendo un buono mensa.
Per tutto quanto sopra, io sono grato a…
cazzo non posso ancora dirlo.

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La Crasi (the movie, n’antro)

La prima domanda che ci siamo posti è stata: ha senso tradurre in video una vignetta già pubblicata? La risposta è stata che noi non operiamo una traduzione, ma invero una trascrizione da uno strumento espressivo a un altro, da un linguaggio a un altro, quindi il risultato sarà differente, arricchito da peculiarità proprie al formato.
Allora uno di noi ha obiettato qualcosa che non s’è fatto in tempo a capire perché l’abbiamo preso tutti a scapaccioni finché egli non ha arrovesciato l’occhi ed è svenuto, che se no non si andava invero più avanti.

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Papagiovanni – the movie

L’altra sera, parlando a una cena milanese con degli amici milanesi di questa vignetta qui, salta fuori la proposta di farne lì per lì un corticino liberamente ispirato a.

La cosa sorprendente è che lì per lì in milanese significa effettivamente lì per lì, e non come dalle mie parti che vuol dire se ne parla di nuovo prima che tu muori, ma non fare nulla di pericoloso nel frattempo, e così la sera dopo l’abbiamo fatto. O meglio, l’hanno fatto, mentre io rompevo i coglioni sul set.
Però poi, una volta terminato, hanno chiesto di restare anonimi. Che non è buon segno.
Io invece no, che lì per lì ero orgoglioso dei miei testi.

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Venerdì 9 novembre a Milano in FNAC

Venerdì 9 novembre alla FNAC di Milano (in via Torino) ore 18.00, apriamo la serata io e Gilberto Govi.

Gilberto Govi nella sua imitazione di Maroni

insieme omaggeremo brevemente l’immortale figura artistica di Luca Bizzarri a cui tanto devo per l’uso delle forme tronche, che egli adorava (anda’, mangia’, paga’, vieqqua’, inginocchia’, etc) e ora anch’io.

Luca Bizzarri ne suo celebre sketch su Bobo Govi

Purtroppo dovremo rinunciare alla presenza di Roberto Maroni trattenuto da un precedente nulla. Al suo posto, come indispensabile ospite politico, interverrà Pippo Santonastaso.

Pippo Santonastaso all’epoca in cui era Ministro di Monza e Dorighezzi

Tutti insieme, comunque, siamo lì per presentare il mio libro The Full Monti, che però per l’occasione è stato prodotto con la quarta di copertina su entrambe le facciate per evitare problemi di copyright con 50 sfumature di [qualsiasicolore] (hanno registrato tutta la gamma visibile dall’infrarosso all’ultravioletto, e comunque io in copertina ne avevo usate solo 48, ma Rizzoli non vuole mettersi a questionare).

Immagine di quarta di copertina di The Full Monti, nei colori originari, prima della sbiancatura a calce

Chiunque voglia intervenire, può. Basti dire la parola Fidelio a E.L. James, all’ingresso.
O anche solo Fide’.

V’aspettiamo, tutti e quattro.

 

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Lucca Comics and Lèin 2013

continua a leggerlo sul Post.it

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The Full Monti

un anno fa, circa…

Oggi, mentre scrivo queste righe, ottobre 2012, sembra trascorso davvero tanto da quei giorni di dicembre 2011.
Ricordo che moltissimi nel web, ma anche fuori, mi chiedevano con un ghigno sarcastico: che farai ora, che farai? Senza quel teatrino che vi facilitava il lavoro, voi satirici che farete?
Lo dicevano come ci godessero. E questi erano quelli che ti volevano bene, mica gli altri!

Non c’era ipocrisia in codesti, è solo che noi ci si gode quando si prospetta la possibilità di vedere qualcuno sbattere il culo in terra. Chiunque sia. Amico o nemico. Meglio amico, a volte.
È un tratto del nostro carattere nazionale. Un nostro modo per sentirci uniti, vicini, uguali.

Com’è andata a finire?
È andata che meno di un anno con Monti mi sono divertito più che in due con Berlusconi.
Berlusconi e i berlusconiani erano come affetti da una malattia satirica autoimmune. Erano già loro stessi satira di costume.
Credetemi, come autore satirico/umoristico è stato difficile, si rischiava sempre di finire a imballarsi fuori giri. O di risultare bacchettoni e moralisti.

Non che dopo si sia passati dal carnevale di Rio a un ricevimento all’ambasciata Danese nell’Inghilterra vittoriana.
Sì, Mario Monti ha uno stile e un’ironia che evoca quello scenario, ma lui è uno, noi siamo di più, e noi siamo quell’altri. I Fiorito, i Formigoni, i Lavitoli (plurale, sì), i Renzi (singolare, lui), i Marchionne (anche lui sì). No, ovvio, ci sono anche belle persone tra noi, e sono i più, ma non hanno dovuto ripiegare nella politica per farcela nella vita.
Quindi, pur con un lieve cambio di registro in finezza, la materia base su cui ho svignettato è rimasta la stessa.

Devo dire che il Prof. Mario m’ha intrigato da subito. L’ironia mi conquista, m’ammalia, e lui è ironico e sottile come non ricordavo forse dai tempi di Andreotti, o Luciano Salce (anche se tutti e tre hanno stili diversi).
Dice: sei tu che lo subisci così. No, ho prova che non sono solo io a incantarmi a ‘sta malìa. Oggi il Governo Monti nei sondaggi non gode di gran favore da parte degli italiani, ma lui, Mario Monti, ha indici di gradimento che neanche Hannah Montana.
Come si spiega? Si spiega col fatto che lui è lui, affascina, anche se sta portando avanti paro-paro il programma del PDL (cazzo ve lo ricordate il PDL?), comunque sia dicevo, Egli T’Affascina, T’Accìde con Style, e tu muori un po’ ammirato, e non ci sono altre chiacchiere.
In un certo senso anche Silvio Berlusconi aveva ‘sta magia, no? Poi l’hanno lavato in acqua calda…
Sempre leggere l’etichetta.

Ho adorato disegnare Berlusconi Premier, e oggi adoro disegnare Mario Monti Premier. Così come riuscii a creare il mio Silvio, non c’è voluto molto per creare il mio Mario.
Somigliano agli originali, non somigliano agli originali, fregancazzo: sono loro e non sono loro. Sublimazioni, proiezioni.
Illazioni grafiche.
Mi diverte così, e se mi diverte, è pagato.

A proposito dei tre argomenti appena citati (Monti, Berlusconi e Pagare), in questo librone qui c’è tutti e tre

The Full Monti è un diario grafico satirico. Un anno vissuto ironicamente, potrei dire. Raccoglie tutte le mie vigne pubblicate sul Post di Luca Sofri (benemerito) da settembre 2011 a settembre 2012, più un lungo off-topic che qui non vi dico. Inoltre, come nel precedente volume Post Coitum, le vigne le ho tutte telegraficamente datate e commentate per contestualizzarle, che non abbiate a dire ma di che straminchia sta parlando in questa vignetta di ottobre scorso, che non mi ricordo neanche se avevo una casa di fronte al Colosseo o ci abitavo  proprio a mia insaputa? (nel Colosseo n.d.a)

Al solito, quando rileggo le mie storielle montate su carta in un continuum, esse acquistano il valore di racconto unitario che nel web non avevano. Non è come sfogliare una serie di barzellette, ma è come leggere una storia, anzi una Storia. Ogni cosa è conseguente, ci sono interpreti, c’è una trama, ci sono i tormentoni, i colpi di scena, una cronologia significante. C’è tutto ciò che rende un libro un libro.
Oltre la carta, dico. Carta come si deve, solida, bianca, naturale, non robina patinata (m’escono le bolle solo a nominarla la patinata), vabe’, conoscete le mie fissazioni per la tipografia. Perciò duecentoquaranta pagine di qualità a colori, formato 16×30 cm che formano una bella mezzanella spessa, praticamente una mensola Lack dell’Ikea.

Dice, lo voglio!
E va’ all’Ikea.
Dice, no, lo voglio il libro!
Va bene, t’accontento: dal 31 ottobre lo trovi in libreria a soli 19 euro (ma Rizzoli in quel periodo e fino al 27 novembre, ha una promozione con sconto del 25% sui libri, quindi si fa l’affare, poi torna a prezzo pieno), oppure lo prenoti scontato già da adesso qui su Amazon.
OPPURE
come chi sa, sa, io ho sempre concordato con l’editore una tiratura di 200 copie per gli aficionados, da arricchire con uno sfizio mio e distribuire solo qui, attraverso il mio blog.
In cosa consiste questo sfizio mio? Una roba che facevo tempo fa, per lavoro, per altri, e che avevo in mente da tanto di tornare a fare per me, all’occasione.
Come dicevo è una roba per gli aficionados, quindi ne parlo nel privèe.

 

 

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